L’ostilità dei media verso Israele negli ultimi 20 anni

L’ostilità dei media verso Israele negli ultimi 20 anni

Venti anni fa ho intervistato David Bar-Illan, allora redattore capo del Jerusalem Post. Sui media internazionali mi disse: “ Per quanto riguarda Israele la BBC è il peggiore di tutti”. Come esempio mi citò il caso di un bar nella Gerusalemme est araba, crollato a causa del cedimento delle strutture portanti. Ebrei e arabi cercarono insieme di aiutare i sopravvissuti, fatto che sbalordì i militanti dell’Olp. Ebbene, la BBC non accennò a questa collaborazione, riferì solo degli arabi feriti, riferendo la solita accusa, qualcuno aveva fatto scoppiare una bomba nel bar. Bar-Illan mi disse che c’erano centinaia di esempi a dimostrazione dei pregiudizi politici della BBC.

Dopo gli Accordi di Oslo nel settembre 1993, ho intervistato per un mio libro 16 personaggi pubblici israeliani, tra loro Bar-Illan, per sapere come giudicavano l’attuale situazione e che cosa Israele si aspettava nel futuro. Questo libro è stato appena ripubblicato con il titolo “ Israel’s New Future Revisited”, con una nuova introduzione che confronta le aspettative israeliane di allora con la realtà e le prospettive di oggi.

Il titolo dell’intervista con Bar-Illan “ I dadi truccati dei media internazionali sono inamovibili” si è rivelato premonitore. Era infatti convinto che, malgrado le enormi concessioni all’Olp contenute negli Accordi di Oslo, il forte pregiudizio dei media più importanti sarebbe continuato.

Bar-Illan sosteneva che i media internazionali non avrebbero scritto “ Gli israeliani hanno fatto concessioni che nessuno si aspettava, adesso è la volta degli arabi a fare dei compromessi”.   Previde che la gran maggioranza avrebbe continuato a premere su Israele affinchè facesse concessioni ancora più grandi.

Le previsioni di Bar-Illan vennero  nuovamente confermate nel 2005 da parte del governo Sharon con il ritiro unilaterale di Israele da Gaza. Nessuno ricorda più quella decisione, ciò che ne ricavò Israele, fu il rafforzamento di Hamas, che l’anno successivo vinse le elezioni parlamentari a Gaza, il formarsi nella Striscia dell’Jihad islamica, il lancio di missili sul sud del paese, all’inizio su Sderot, poi su Ashkelon, Ashdod, Be’er-Sheva, Tel Aviv e persino occasionalmente sulla periferia di Gerusalemme.

Bar-Illan previde molto di più. “Una volta che dichiari la pace quale obiettivo finale” disse “ non c’è assolutamente più nulla che la parte avversa non possa pretendere”. Bar-illan aggiunse che il “processo di pace” può portare alla fine a quello che ha definito “ la pace dei cimiteri”. Affermò anche che Israele dovrebbe fare la pace solo quando è forte, il cui significato è che Israele si indebolisce nelle discussioni sulla pace, e alla fine non ci sarà nessuna pace. La conclusione potrebbe  essere:” se uno può ottenere la pace senza avere uno stato, allora perché non pretendere tutto?”

Ritornando alla BBC, anni più tardi, Trevor Asserson, un avvocato specializzato in contenziosi internazionali, analizzò in modo dettagliato come opera la BBC nei confronti di Israele. Ne concluse che “ nel suo riferire su Israele,  le notizie sono disinformanti a causa delle omissioni, delle aggiunte, i fatti sono raccontati solo in parte, gli intervistati appartengono ad una sola parte, e l’informazione è parziale o manca del tutto. Vi è poi un problema ricorrente nel campo delle smentite, che non vengono pubblicate”

Ecco uno dei tanti esempi prodotti da Asserson: “ In Iraq, le truppe della coalizione occidentale sono descritte con termini positivi, con simpatia vengono evocate situazioni difficili sia a livello individuale che militare. Mentre le forze israeliane sono presentate in modo anonimo, come dei killer brutali e spietati, con poca o nessuna responsabilità per le azioni che commettono”. Conclude affermando che “ la parzialità dei servizi della BBC infetta tutti i settori più sensibili della politica”.

La valutazione del mondo arabo di Bar-Illan,  anche se cupa, non era abbastanza pessimista. Aveva previsto che ci sarebbe stata una reale possibilità che i paesi arabi sarebbero potuti diventare democratici in dieci o quindici ani.  Bar-Illan concludeva che, se fosse avvenuto, Israele non sarebbe più stata vista dagli arabi come lo era prima. Le rivoluzioni dello scorso anno provano quanto fosse una illusione. La Tunisia, dove vi sono stati meno morti rispetto agli altri paesi della “Primavera Araba”, sta cercando di darsi una costituzione, anche se con molte difficoltà. Conterrà però diversi articoli di condanna del sionismo e contro la normalizzazione dei rapporti con Israele. Non esiste nel mondo un’altra costituzione che riporti condanne del genere.

Oggi, le analisi dei media pro-Israele, un campo nel quale Bar-Illan fu un pioniere, hanno diversi rappresentanti. Camera e Honest Reporting sono tra i più noti in lingua inglese. Eppure, c’è qualcosa che manca ancora. Venti anni dopo di Accordi di Oslo, il governo israeliano non ha ancora imparato che i media internazionali e i giornalisti che scrivono da Israele si possono dividere in due categorie: i reporter onesti e quelli che manipolano le notizie. Concedere a entrambi gli stessi privilegi è uno degli aspetti di come Israele si comporta in maniera pericolosa davanti alla propaganda di guerra

 

 

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